venerdì 7 marzo 2014

SIAMO TORNATE! E NON AGGIUNGIAMO ALTRO.


"Com'è difficile parlare della luna! E' così scema la luna. 
  Dev'essere proprio il culo quello che ci fa sempre vedere." 
S. Beckett


Siamo tornate dopo tre guerre puniche, due conflitti mondiali e una serie di guerre civili! E non aggiungiamo altro, perché per raccontare questi quattro mesi bisognerebbe aprire un altro blog, e non è certo nelle nostre intenzioni tediarvi con i raccontini delle nostre parabole quotidiane, bastano e avanzano quelle che ognuna recita, a suon di frusta, nella propria disordinata esistenza.

EroScordata indaga il piacere femminile, gli da voce, forma, colore.
EroScordata si chiede se il piacere sentito possa spingersi oltre il limite imposto, forse da noi, molto dal mondo intorno.
EroScordata dopo essersi soffermata sul seno riprende il viaggio, scende lungo la costa per approdare all'oracolo oscuro del nostro amato deretano.

Deretano? Ano? Sedere? Culo insomma.

In questi quattro mesi abbiamo scoperto un segreto canale di comunicazione che attraversa tutto il nostro corpo, dal sacro culo, che ci regge in piedi, fino ai lati delle nostre prodigiose teste, proprio lì, nel cuore di quei due padiglioni dalle forme labirintiche.

Dalle orecchie al culo e dal culo alle orecchie, andata e ritorno, quattro mesi di luna park senza mai scendere a terra.
Finalmente il viaggio è terminato, siamo giunte a Itaca e, messo in scacco i proci, siamo pronte a raccontarvelo. 

Abbiate pazienza, ci abbiamo messo quattro mesi a prepararlo, non possiamo certo annunciare le date con tanta precisione. 
Per ora sappiamo che sarà non prima dell'inizio della primavera. 

Aufwiedersen 





giovedì 31 ottobre 2013

Ecco cos'è



Bagnarsi

Ecco cos'è

Il penetrarsi , confondersi

Dei due corpi

Il contorcersi del desiderio

la saliva

Il fondersi nel calore

della bella e la bestia

Ecco cos'è

Rivendicare i silenzi

Gli estranei si palpano l' anima

Si annusano, si stupiscono

Ecco cos'è
Il male è lontano

a fare i suoi soliti garbugli

Ecco cos'è

Innalzare una bandiera con la pelle del cobra

che cambia colore

Ecco cos'è

Tornare, procedere insieme, tornare

Sapere che la luna è bianca

di batuffoli

o il prato è un prodigio

dell' amore

Ecco cos'è

                                    Carmen Yanez


giovedì 24 ottobre 2013

ABITATA DI MEMORIA

Sono colei che si ostina a portare una collana di
lucciole al collo
perché la notte illumini nella mia stanza di fiammelle
blu e discrete
una millesima parte del braciere del fuoco e del mistero.

Sono colei che si ostina
a toccare i sensi del duro
avvantaggiandomi dell’inoppugnabile.

Con me camminano
queste donne che io sono
queste donne di carne e sangue
che sopportano
i vuoti del tedio
i pomeriggi delle domeniche in città
l’incessante ticchettio
delle gocce che cadono quando si vuole riposare
insomma,le piccole tristezze.

Queste donne io sono
la sveglia,la sognatrice,
la tormenta,la tenaglia,
la gatta in calore,
quella che ha perso l’abitudine di bussare
alla porta dell’infanzia,
l’emigrante.

Una delle tante in mezzo alla folla
in cerca dell’angolo sotto il cipresso
o dell’accordo armonico delle onde
per strappare gli straccetti al sole
o parlare da sola coi miei specchi
o spiegare la verità alla luce
Confessare che sono viva
nella ciclica campagna per impedire
il rogo della strega folle.
La pazza che apre il mondo
coi seni al vento e scalza
nel cerchio del circo.

Sono colei che salta sui sassi e sul fango
come la rana che sopravvive
alla sciagura della cattività.

Parola che impasta il pane
parola abitata di memoria
parola meticcia di una presenza
nella terra e nella sassaia.

Questa sono
una fiammella sotto la manica
del vicino cieco.

Carmen Yanez

giovedì 17 ottobre 2013

Dammi la mano


Dammi la mano e danzeremo 

Dammi la mano e mi amerai

come un solo fior saremo

come un solo fiore e niente più.

Lo stesso verso canteremo

allo stesso passo danzerai

Come una spiga onduleremo

come una spiga e niente più.

Ti chiami rosa e io speranza

ma il tuo nome dimenticherai

perchè saremo una danza

sulla collina e niente più.

Gabriela Mistral 

giovedì 3 ottobre 2013

IL MARE


IL MARE

Amica mia, dici,
parlami del mare.

E ti racconto della mia infanzia
che mi insegnò a guardare
la terra come terra,
come cielo il mare.
La valle, la montagna,
erano la realtà.
Il mare l'incertezza
il sogno, l'inquietudine.
E io, tu lo sai bene,
sono rimasta con il mare.
Un giorno vicino al molo
un vecchio pescatore,
tra le mani da bambina
mi mise una conchiglia.
Lo portai all'orecchio, ne riconobbi il suono
e iniziò a diventarmi
fugace il cuore,
come fragile barca
che porta una canzone.
Attraverso le mie vene che partono
da un lontano Simbad,
me ne vado, strano cammino,
a cercare un altro mare
dove un giorno mi vedranno
navigando a caso,
la distanza negli occhi,
il viso contro il vento.
Ancora mi bacia le labbra
il sapore del sale.

Amica mia, dici,
parlami del mare.

MEIRA DELMAR

Traduzione dallo spagnolo di Giulia Spagnesi

giovedì 26 settembre 2013

ELEGIA DI LEYLA KHALED



Ti devastarono l'infanzia, Leyla Khaled.
Come una spiga
o lo stelo di un fiore,
ti infransero
gli anni dello stupore e della tenerezza
e distrussero la porta della tua casa
perché entrasse il vento dell'esilio.
E prendesti a vagare
la patria sulle spalle
la patria divenuta ricordo
di un luogo cancellato dalle mappe
e faceva male ogni ora di più
e diventava più triste del silenzio
e gridava più forte nel castigo.
E un giorno, Leyla Khaled, notte pura,
notte ferita di stelle, ti sei trovata
i campi, i paesi, i sentieri
tatuati sulla pelle del ricordo
muovendosi nel tuo sangue rosso e vivo
riempiendoti gli occhi della loro sete
le mani e le spalle di fucili,
di fiera ribellione le insonnie.
E iniziarono a chiamarti con nomi
amari di ignominia,
ti lanciarono urla come spine
dai quattro punti cardinali,
e marcarono il tuo passo con il ferro
dell'obbrobrio.
Tu, sorda e cieca, in mezzo
agli avidi artigli nemici,
ardevi nel tuo fuoco, camminavi
di frontiera in frontiera,
difendendo il tuo petto dall'odio
con l'incerta certezza del ritorno
alla terra luttuosa di cui fosti
da mille mani straniere derubata.
Ti videro i deserti, le città,
la fretta dei treni, febbricitante,
assorta nel tuo destino guerrigliero,
negandoti l'amore e i singhiozzi,
perdendoti alla fine tra le ombre.
Non si sa, non so, quale è stata la tua direzione,
se giaci sotto la polvere, se procedi
per le valli del mare, profonda e sola,
o ti muovi ancora con il passo
felino dell'animale inseguito.
Nessuno sa. Non so. Ma ti alzi
di scatto nella nebbia dell'insonnia,
iraconda e terribile Leyla Khaled,
pecora in lupa trasformata, rosa
dal dolce tatto in morte trasformata.

MEIRA DELMAR

Traduzione dallo spagnolo di Giulia Spagnesi

giovedì 19 settembre 2013

Non so



Io penso che il tuo modo di sorridere
è più dolce del sole
su questo vaso di fiori
già un poco appassiti -

penso che forse è buono
che cadano da me
tutti gli alberi -

ch'io sia un piazzale bianco deserto
alla tua voce - che forse
disegna i viali
per il nuovo
giardino.



Antonia Pozzi